Pet business: un mercato da 2 miliardi di euro

Un mercato anticiclico per eccellenza, quello degli animali. Non legato alle mode del momento, impermeabile alle crisi, connesso così intimamente ai desideri e alle passioni di ognuno di noi, il mercato legato ai nostri amici a quattro zampe ha tutte le caratteristiche della buona opportunità di business per chi desidera di mettersi in proprio. Solitamente, i costi di avviamento non sono alti, ponendosi in una fascia inferiore ai 50mila euro, solitamente non sono richieste grandi superfici per i punti vendita, addirittura in alcuni casi nemmeno è previsto una location. A fronte di ciò, come dicevamo, il giro di affari è di quelli importanti e tutte le previsioni indicano dei trend in crescita. Ma partiamo dai numeri.

Quasi 2 miliardi di fatturato

Sono 60 milioni gli animali d’affezione presenti in Italia nel 2016: in media nel nostro Paese vi è un animale domestico per ciascun abitante e 2,3 per ogni famiglia. In Italia è mediamente presente un gatto ogni 3,5 famiglie e un cane ogni 3,7 famiglie. Per l’88 per cento dei proprietari i cani e i gatti sono a tutti gli effetti componenti della famiglia. Le famiglie con un solo componente che vivono con un animale d’affezione sono passate dall’8,4 all’11,1 per totale del totale. Nello stesso periodo, i proprietari over 65 hanno accresciuto la loro presenza dal 21,5 al 23,7 per totale.
Nel 2016, il mercato dei prodotti per l’alimentazione dei cani e gatti in Italia ha sviluppato un giro d’affari di 1.971 milioni di euro.  Si conferma un trend positivo, con un incremento del fatturato del +2,7 per cento rispetto allo scorso anno e una crescita dei volumi di +1,3 per cento: il mercato continua a mostrare un tasso di crescita a valore superiore a quello del Largo Consumo Confezionato. Nel 2016, tutti i principali segmenti degli alimenti per cani e gatti (umido, secco, snack & treat) registrano una crescita a valore. Sono quasi 7 milioni i cani, e quasi 7.500.000 i gatti. Secondo la Federazione europea del pet food, gli animali più numerosi nell’Unione Europea sono i gatti: più di 70 milioni di esemplari, circa il 35 per cento del totale. I cani sono più di 62 milioni, il 31 per cento. La Francia è il paese con il maggior numero di felini: 12,6 milioni, record assoluto rispetto agli altri Paesi comunitari più popolati dai gatti, ovvero Germania (11,8 milioni), Regno Unito e Italia, che si attestano entrambi intorno ai 7,4 milioni. Per quanto riguarda i cani, invece, il Paese che ne ospita di più è il Regno Unito con 8,5 milioni di esemplari, seguito a breve distanza da Francia, Italia e Germania (rispettivamente 7,3 milioni, 7 e 6,8 milioni di cani). La Russia detiene comunque i primati per i cani e per i gatti. Si stima una popolazione felina di 21,7 milioni e di quasi 16 milioni di cani. Il 68,5 per cento dei proprietari di pet italiani è donna, il 31,5 per cento è uomo. Negli ultimi dieci anni la percentuale di uomini proprietari di animali è nettamente aumentata, passando da 24,7 per cento al 31,5 per cento. L’età media è 53 anni: il 23,7 per cento ha un’età compresa tra i 45 e i 54 anni, mentre il 22,5 per cento tra 55 e 64 anni. Ne deriva che quasi la metà dei pet owner ha tra i 45 e 64 anni. Il 30 per cento ha meno di 45 anni, il 23 per cento è ultrasessantacinquenne.

Cosa mangiano?
Secondo il rapporto Zoomark 2017, l’alimentazione industriale risulta essere una scelta premiante: l’85 per cento dei veterinari la ritiene migliore rispetto alle razioni casalinghe. “Nei proprietari si è ormai consolidata una spiccata attenzione all’aspetto nutrizionale e salutistico dei pet: per i proprietari è importante dar da mangiare i migliori alimenti disponibili“. Attualmente, gli alimenti industriali rappresentano di gran lunga la prima modalità di alimentazione dei pet (77%), oltretutto in crescita rispetto al passato (64%). Gli avanzi della tavola e i pasti cucinati appositamente risultano in calo, rispettivamente dal 18 all’11 per cento e dal 17 all’11 per cento. Sempre secondo il rapporto qui citato, “il pet food industriale non sembra connotarsi come una tendenza passeggera, bensì come scelta consapevole: infatti, negli ultimi 10 anni la quota di proprietari che si consulta col veterinario per l’alimentazione dei pet è passata dal 35 al 55 per cento”.

Aumento a doppia cifra per le reti
Per quanto riguarda la vendita al dettaglio, il mercato del pet continua nel trend degli anni scorsi, con un’affermazione positiva della Grande Distribuzione Organizzata da una parte e delle catene in franchising, dall’altra. Mentre fanno fatica i pet shop tradizionali. Le catene Petshop (7,2% dei volumi e l’11,2% dei valori, per un totale di 40,2 tonnellate e 221,2 milioni di euro) hanno continuato a crescere a due cifre con risultati del +12,6 per cento a valore e +12,3 per cento a volume rispetto all’anno precedente. Per catene Petshop si intendono punti vendita specializzati nella vendita di alimenti e articoli per animali e sono circa 503. Il Grocery concentra il 56,8 per cento del fatturato complessivo del mercato petfood (in termini assoluti 1.222,5 milioni di euro) e il 75,1 per cento dei volumi (420.234 tonnellate). Prosegue nel 2016 lo sviluppo del mercato, con un trend positivo a valore di +1,4 per cento e a volume +0,9 per cento. Per Grocery si intendono ipermercati, supermercati e discount. La crescita del Grocery è guidata dai supermercati che sviluppano il 30,1 per cento del fatturato e 33,6 per cento dei volumi. Di contro, nel 2016, persiste la flessione degli ipermercati (10,7% dei volumi e 9,3% del fatturato) legata alla crisi strutturale del canale ma anche allo sviluppo dei superstore e delle superfici specializzate; restano in campo negativo le piccole superfici a libero servizio (100-399mq) che sviluppano il 5,8 per cento del fatturato e il 6,6 per cento dei volumi. In crescita le vendite sviluppate dal canale discount (20,6% dei volumi e 8,4% del fatturato) (Fonte: Rapporto Zoomark 2017). Per quanto riguarda la redditività, rispetto a un pet shop tradizionale, uno appartenente a una rete strutturata rende quattro volte di più al metro quadrato. Infatti, sempre per il rapporto Zoomark 2017 “le catene uniscono l’opportunità derivante dall’elevata specializzazione dei Petshop Tradizionali con un format più vicino al canale Grocery per quanto riguarda la gestione assortimentale e del display. Da ciò derivano inevitabili vantaggi competitivi chiave del successo che il canale ha avuto negli ultimi anni”. Sono significative le differenze di acquisto fra le ragioni italiane. Il Nord Italia sviluppa oltre la metà delle vendite (53,9%): in particolare il Nord Ovest sviluppa quasi un terzo dei volumi totali (32,4%), mentre il Nord Est sviluppa il 20,4 per cento dei volumi. Il Centro e la Sardegna, con il 28,4% delle vendite, risulta essere la seconda area in termini di incidenza sui volumi. Il Sud resta tuttora l’area che copre i minori volumi (18,7% del totale).