GENDER MARKETING – stereotipi di genere nei messaggi commerciali

Il Gender Marketing è l’adeguamento dei mezzi e delle misure pubblicitarie ai comportamenti di consumo e di acquisto tipici per genere.

 

Negli anni 50 le pubblicità relegavano la donna nell’ambito di moglie e casalinga, devota e dipendente dal marito e, quindi, sottomessa ad una realtà fortemente maschilista.
La società si trova ora in una fase di cambiamento e i nuovi equilibri che dimostra uno spostamento degli interessi specifici per genere e portano il marketing, oltre a considerare uomini e donne come due gruppi distinti a tener conto delle variazioni di interesse e cambio di ruoli all’interno della società. Nel 2006 la casa automobilistica Audi ha voluto infrangere gli stereotipi di genere con la diffusione di uno spot dal titolo “Cambiamo il gioco”: lo spot, ambientato in un negozio di giocattoli, mostra una Barbie, che visto che la sua carrozza non parte, prende coraggio e sale a bordo di un’AudiR8 e inizia a vivere un’avventura adrenalinica.

Strategie di gender: sì o no?

Il gender marketing, se non accuratamente studiato e pianificato, può risultare fortemente fuori luogo e sessista.

Nel 2015 l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria appellandosi all’articolo 10 del Codice che cita che “La comunicazione commerciale […] deve vietare ogni forma di
discriminazione, compresa quella di genere”, ha ritirato lo spot del pannolino Huggies bimbo e Huggies bimba. Il prodotto dell’azienda Huggies non aveva nulla che non andava, ma il messaggio della pubblicità, che sottolineava come le diverse necessità a livello fisico venissero estese ai desideri futuri dei bambini e delle bambine, è stato ritenuto espressione di discriminazione di genere.

GILETTE: gender marketing vincente

Il rasoio è utilizzato indistintamente da uomini e donne e svolge la stessa funzione per entrambi. Gilette ha deciso di commercializzarli in modo diverso per le donne e per gli uomini scegliendo forme, colori, linguaggio e persino un sito web differente per la loro vendita.

“No gender”, “agender”, “genderless”

Ogni giorno ci confrontiamo con prodotti specificatamente “per lui” o “per lei” in differenti settori, primo fra tutti quello della moda.
Un abito un po’ troppo stretto quello degli stereotipi e lo dimostra anche la scelta di colossi del fast-fashion, come Zara e H&M ad esempio, con il lancio di collezioni che possono essere indossate indifferentemente da uomini e donne.

In conclusione

Nel caso in cui tale distinzione si riveli la giusta strategia commerciale da intraprendere è certo che bisogna stare attenti al tipo di comunicazione da scegliere

di Stefania Giuseppetti e Redazione Web

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