Sempre più franchising nella moda: fatturato oltre i 20 miliardi

Continua a rimanere l’export il fiore all’occhiello del sistema della moda italiana che ha fatto segnare nel 2016 una “ripresina”. Il 2017 si prevede ancora migliore, con un fatturato e ordinativi in crescita. Secondo il bilancio settoriale elaborato da Sistema Moda Italia, l’industria nostrana del Tessile-Moda ha chiuso il 2016 con un fatturato in lieve crescita (+0,9%) rispetto al 2015. Il turnover settoriale, pertanto, si porta a 52,8 miliardi di euro, guadagnando poco più di 450 milioni rispetto al 2015. Risultati diversi fra i comparti: se il turnover del tessile risulta nel complesso stabile, l’Abbigliamento-Moda accelera al +1,4 per cento. Come anticipato, a trainare il tutto l’esportazione. Nel 2016, le vendite estere, infatti, sono cresciute del +1,7 per cento, a 29.555 milioni di euro, assicurando così un’incidenza del 56 per cento sul turnover totale. Il mercato comunitario ha evidenziato un aumento pari al +2,2 per cento, mentre quello extra-UE cresce mediamente del +1,1 per cento. L’import, pur in crescita, mostra un significativo rallentamento del ritmo, facendo registrare un +1,3 per cento.

Il “Maschio” benino
La moda maschile italiana (a esclusione dell’intimo) ha chiuso il 2016 con una crescita del +1,2 per cento. Il fatturato settoriale ha superato i 9 miliardi di euro. Ad andare meglio del previsto le esportazioni, mentre peggio del previsto le vendite sul mercato interno, con un calo del 2,2 per cento. A livello di canale distributivo, secondo i dati raccolti per Pitti Uomo, le catene hanno sorpassato per valore il dettaglio tradizionale nel 2014, salite a quota 35,7 per cento. Sempre le catene fanno segnare segnali in controtendenza rispetto alla media settoriale, con una variazione del +0,4 per cento nel periodo marzo 2016/febbraio 2017 rispetto allo stesso periodo precedente. Il dettaglio indipendente, passato a quota 26,9 per cento, cede il -7,7 per cento. Molto bene il canale della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) che fa segnare vendite in positivo con un +2,7 per cento. Ma, a cavallo fra 2016 e il 2017, il vero protagonista è stato il commercio online, con un fatturato in aumento del +42 per cento, raggiungendo una quota di mercato del 6,3 per cento, sempre limitatamente all’uomo (nel 2015 era al 4,4%).

La “Donna” bene
Il comparto femminile rappresenta un quarto del fatturato totale della moda italiana. Ha chiuso il 2016 in terreno positivo per il terzo anno di fila, a dimostrazione che ha caratteristiche anticicliche. Sulla base dei dati SMI, il turnover di settore mette a segno un aumento del +1,3 per cento, vicino ai 13 miliardi di euro. Se nell’uomo il peso delle reti è pari al 35 per cento, per il femminile questo dato supera il 45 per cento, anche se in calo rispetto al 2015 del 3,7 per cento del valore totale. Anche qui, boom del commercio online con un aumento del 28 per cento, con un’incidenza del 4,1 per cento sul totale del mercato. La GDO raggiunge quota 14,5 per cento, crescendo del +7,9 per cento. Il dettaglio indipendente continua a calare lasciando sul terreno un ulteriore -16,6 per cento, pari al 21 per cento del mercato nazionale. Male anche gli outlet.

Il “Bambino” benissimo
Nel 2016 l’abbigliamento bambino, compreso l’abbigliamento intimo, è forse il settore più dinamico degli ultimi anni dell’intero comparto moda. Il fatturato, superando i 2,7 miliardi di euro, ha fatto segnare nel 2016 sul 2015 un aumento del 2,8 per cento, in ulteriore accelerazione rispetto alla rilevazione precedente. “Il segmento del junior non sembra esser vittima di fattori congiunturali, sia per il maggior coinvolgimento emotivo sia per necessità funzionali legate al più breve ciclo di vita, il comparto sembra, dunque, aver trovato un nuovo punto di equilibrio” nota la ricerca. La “bambina” rappresenta, per consumi, la fetta della torta più consistente con quasi il 47 per cento della quota mercato, con il “bambino” in leggera flessione e il “neonato” stabile. Le catene si confermano primo canale di vendita, con un’incidenza del 51,4 per cento sul totale. Molto bene anche la GDO (+11,5%) e il web (17,4%), anche se resta confinato a quota del 3,3 per cento, meno preponderante rispetto agli altri segmenti. Molto male sia il canale dei negozi indipendenti (-12,3%) sia gli outlet (-50%).

Intimo
Vale poco più di 4 miliardi il comparto dell’intimo, comprendente anche le collezioni mare e la calzetteria fattura in Italia circa 4 miliardi di euro l’anno. Analizzando nel dettaglio le categorie merceologiche, le performance migliori sono quelle della calzetteria e del beachwear.A rivoluzionare il mercato della lingerie, in Italia e non solo, è stata la trasformazione dei canali distributivi. Ai negozi multimarca si sono affiancate le catene di negozi monobrand, di proprietà oppure in franchising, che hanno contribuito da un lato a rafforzare la presenza delle etichette dalle grandi vie dello shopping ai centri commerciali e, dall’altro, a far crescere l’identità del marchio. Le catene oggi coprono il 40 per cento del mercato italiano, seguite dagli indipendenti, al di sotto del 20 per cento. Anche in questo segmento registriamo un avanzamento del web con una crescita anno su anno in media del 5 per cento, con una quota sul totale del fatturato pari, attualmente, all’otto per cento.